venerdì 30 agosto 2013

I Cesaroni Diario di Una Principessa

 La felicità inaspettata è un’emozione che ti travolge e ti sospende nel vuoto. Ti fa galleggiare per pochi attimi, come una piuma, leggera, impalpabile, danzante. Poi si posa, delicata, impercettibile, giusto il tempo di farti prendere il respiro prima di ricomincia a volteggiare al primo soffio di vento.
È così che mi sento. Non sono mai stata così felice nella mia vita.
accompagna nella vita.
Sfogliandoli ho alimentato il vento della mia felicità. Ho trovato delle mie foto da bambina, ho letto delle emozioni che mi hanno fatto capire che se sono arrivata fino a qui forse il destino aveva già segnato questo sentiero per me.
Di queste vecchie foto, ognuna parla di me. E a rivederle oggi tutto assume un valore più chiaro, più importante.
C’è una cosa che però mi ha colpita più di tutte. Ed è una lettera che ho trovato nel mio quaderno numero 89. L’ho scritta questa estate mentre ero a Parigi con la nonna. È una lettera ad uno sconosciuto o almeno ad una persona che credevo tale…

Caro ragazzo con la sciarpa,

mentre prendi la custodia della tua chitarra e ti avvii all’uscita, con passi lenti e le spalle un po’ curve, vorrei correre da te ed abbracciarti. Vorrei dirti che la vita è bella perché può cambiare in un istante. Che anche tu devi crederci. Vorrei dirti che grazie a te, perfetto sconosciuto, sono arrivata ad un punto concreto.
Che se la mia vita cambierà, sarà anche per merito di questo incontro casuale. Vorrei dirti di non essere triste e di gioire del fatto che presto sarai a Roma, perché viaggiare vuol dire rimettersi in moto. Ripartire da sé.
Forse è proprio questa il significato di questa parola.
Caro ragazzo, spero che anche tu possa un giorno tornare ad avere degli occhi sorridenti, come lo sono i miei adesso.
Adesso che ho capito cosa voglio davvero fare.

Tua ragazza con la valigia


Non potevo immaginare, seduta in quel caffé di Parigi che quel ragazzo aveva il nome più bello di tutti, che i suoi occhi sarebbero tornati a sorridere per me e che il destino mi avrebbe portata proprio fra le sue braccia.

In questi giorni l’altra faccia dell’amore si è mostrata con tutte le sue rughe e i suoi piccoli nei. Ho capito che cos’è la gelosia, che cos’è l’attesa, che cosa vuol dire non riuscire a capire cosa c’è nei pensieri dell’altro e aver paura di quel piccolo vuoto che si crea tra te e lui.
Da quando è arrivata Eva a Roma, la terra è iniziata un po’ a tremare sotto i miei piedi. E anche se Marco continua ad abbracciarmi stretta stretta per farmi smettere di tremare qualcosa dentro di me continua a vibrare.

anche se Marco continua ad abbracciarmi stretta stretta per farmi smettere di tremare qualcosa dentro di me continua a vibrare.
Il mio sogno, le mie paure si sono materializzati e hanno il sorriso e gli occhi profondi di Eva.
Sono contenta che Marco ha deciso di andare a vivere dalla nonna. Qui, in questa grande villa, dove non mi sono mai sentita a casa in tutti questi mesi, per la prima volta mi sento al sicuro.
Tutte le sensazioni che provo sono nuove per me, non ho mai avuto paura di perdere Jay e invece con Marco ci conosciamo da così poco e il timore di una vita senza di lui è un fantasma che mi perseguita.
Forse l’altra faccia dell’amore è proprio la paura di perdere l’altro.
Ogni volta che lui non c’è, perché è tornato a casa per qualche motivo o è uscito con Marta, faccio cose assurde come controllare il telefonino aspettando che arrivi anche un semplice messaggino che mi dica che lui mi sta pensando. Oppure quando torna lo guarda per minuti fisso negli occhi cercando di capire se c’è qualcosa che lo turba.
Lo so è da stupidi. Lui mi ha rassicurata, lui è qui con me. Ma la paura è una cosa difficile da controllare…
Mi piacerebbe fare qualcosa di pazzo con Marco, come una gita fuori Roma o una corsa a perdifiato o ridere ridere senza pensare a niente. Insomma, qualcosa che mi faccia dimenticare le mie paure. Qualcosa che mi faccia rivivere la magia dei primi giorni, giorni in cui le mie emozioni erano così fitte che non c’era spazio per questa stupida paura.
 Mi sono svegliata nel cuore della notte e non sapevo dov’ero: ho avuto un attimo di smarrimento e poi subito un brivido di paura. Poi ho sentito il respiro di Marco, piano piano i miei occhi si sono abituati al buio e mi sono tranquillizzata. Ho riconosciuto la penombra della mansarda di casa Cesaroni e ho capito di essere a casa.
Questo pensiero mi ha tranquillizzato è vero, ma lasciandomi un’eco di profonda malinconia addosso. Papà è irremovibile. Lo ha dimostrato senza nessun pudore. Lo so che non è giusto quello che mi sta facendo, ma rimane comunque mio padre.
Il mio amore per Marco è vero, sincero, assoluto però di fronte a tutta questa rigidità dei miei genitori, mi chiedo se loro non stiano facendo questo per proteggermi. So che Marco non mi farebbe mai del male, lui non ne è capace. Ma la sua vita è così diversa dalla mia. E non è perché sono una principessa. Marco ha un ex compagna e una figlia, una carriera e dei sogni. E a me cosa rimane? Il mio passato mi rifiuta, il mio futuro è indefinito. L’unico appiglio è l’amore che nutro nel presente. Lo guardo dormire: è bellissimo. Si gira piano piano e poi fa un sorriso e sussurra: “vieni da papà”. Sta sognando Marta. Deve mancargli molto sua figlia. Se potessi esprimere un desiderio adesso sarebbe quello di far svegliare Marco a Parigi e permettergli di abbracciare sua figlia.Io mi metterei in un angolo ad osservare il sorriso dei due, mangiando un pain au chocolat, felice di sapere che lui è felice. Ma se Marta è la sua famiglia? Io riuscirò mai ad esserne parte?
Oggi pomeriggio stavo studiando con Mimmo. Ho preso dalla libreria un libro di poesie di Neruda, Marco che è rientrato in quel momento con il sorriso e ha cambiato espressione. Ho scoperto da Mimmo che quel libro è di Eva. Eva io non l’ho mai conosciuta, ma da come ne parlano tutti deve essere una figlia, una sorella e una mamma fantastica. Non ho mai chiesto niente a Marco di lei. Penso che sia giusto così, ma forse, in verità, ho un po’ paura. Paura che i cambi di espressione possano avere dei significati più profondi e non essere dettati semplicemente da un ricordo che ti attraversa la mente.
Essere gelosa dei ricordi. Essere gelosa. Tutto questo è una novità per me. Io e Jay eravamo i primi l’uno per l’altra e non c’era niente prima di noi.
È un sentimento sbagliato il mio? E solo la paura di perdere qualcosa a cui tengo tanto che mi fa fare questi pensieri?
Marco si gira ancora e mi prende una mano nel sonno, l’avvicina al suo cuore, riesco a sentire il calore del suo corpo e il suo battito e mi convinco che questa è la realtà.
Solo questa.
Chi l’avrebbe mai detto?
Io che per una vita ho sognato il giorno del mio matrimonio sono finita a fotografare i matrimoni degli altri!
Non riesco a credere che ho un lavoro.
Fotografa di matrimoni suona meglio di principessa: meno finto, più concreto.
Certo come primo giorno non è stato dei più semplici, anche se, a ripensarci oggi, è stato divertente. Adoro la spontaneità che si respira nell’aria a Roma, è la cosa che più mi ha colpito di questa città.
maya 3Se ripenso al primo giorno in bottiglieria, la faccia di Giulio quando mi ha stretto la mano, o alla sposa, con che disinvoltura volva farsi fare l’autografo da Marco sulla gamba o a Marco che suona sotto il balcone, paziente e rassegnato… la spontaneità è parte della vita di tutte queste persone.
E poi penso alla mia di vita, prima di incontrare questo mondo, a quando dovevo pesare ogni parola, ogni azioni, ogni gesto. Io davvero non so come ho fatto a vivere così.
Dietro la macchina fotografica mi sento libera, libera dei mie pensieri, libera di poter scegliere un punto di vista. Libera di premere un click e decidere io quale momento immortalare.
Vorrei raccontare tutto questo ai miei genitori, vedere nei loro occhi l'orgoglio di come sta crescendo loro figlia. E invece devo andare avanti da sola.
Oggi ho ricevuto una telefonata di Jay, sarà a Roma tra qualche giorno. Ha capito che c'è qualcosa che non va, ma voglio parlarci a voce. Ho sbagliato con lui, ma quello che mi è successo è stato più forte di noi. Io e Jay ci conosciamo da sempre, per me lui è come un fratello e non vorrei mai fargli del male. Ma il nostro non era amore. Io ora lo so. Spero che troverò le parole per dirglielo, spero che lui capirà.
Ho deciso che userò la spontaneità e la dolcezza, ma soprattutto la verità. Ce la meritiamo sia io che Jay.
Esiste una poesia, una canzone, delle istruzioni per dire a qualcuno "non ti amo più"?


Guardo la foto di me e i miei genitori sul giornale e una lacrima riga il mio volto. Scende e si posa proprio sulla faccia di papà, che si bagna e perde colore. Deglutisco e penso che questa lacrima racconta quello che è successo in questi giorni nella mia vita. 
Papà mi ha detto che se voglio stare con Marco non devo considerami più sua figlia. Credo che chiedere a qualcuno di scegliere tra due forme d’amore sia una cattiveria. Papà non avrebbe dovuto. L’amore che sento per Marco è la cosa più forte che abbia mai provato, non posso rinunciarci anche se il prezzo da pagare è alto. I miei sono sempre stati severi, la mia educazione è stata rigida e io sono cresciuta in attesa del giorno in cui sarei salita al trono. Non avrei mai pensato però che, per i miei, l’ascesa al trono sarebbe stato l’unico obiettivo, più importante della felicità e del sorriso della loro unica figlia.
Come fanno a non vedere quanto sono cambiata? Persino nonna, la Lady di ferro, come l’ho spesso chiamata quest estate, ha capito l’importanza del mio amore. Se solo avessero potuto vedermi in questi mesi, guardarmi con sincerità negli occhi. E invece hanno chiuso qualsiasi contatto con me.
Forse non sono interessati a conoscermi, forse loro non sanno amarmi per quella che sono.
Ho imparato così  tanto su questo sentimento in questi mesi. L’AMORE. Non sapevo cosa fosse fino a qualche mese fa.
È a questo meraviglioso sentimento che devo aggrapparmi per ricominciare una nuova vita, dove sarò io al centro delle mie scelte, dove non sarò costretta a dire bugie, dove potrò guardare le persone a cui voglio bene negli occhi e abbracciarle, senza paura che l’etichetta di palazzo possa impedirmelo.
Lo so ho provocato uno scandalo, devo ancora parlare con Jay, ma nella vita i cambiamenti esistono e a volte ci travolgono. Perché i miei genitori non riescono a capirmi?
Copro la foto del giornale in cui la mia espressione è triste e il volto di papà è scolorito con i sorrisi di questi mesi. È da qui che devo ripartire per farmi forza, per ricominciare la mia nuova vita.
Roma = Amor. Lo dice la parola stessa. È per questo che mi è venuta l’idea del tour della città. Ma non doveva essere un tour normale. Dove raccontare di me, di noi. NOI. Ma quanto è bello il suono di questa parola quando ha un significato così speciale? Se un giorno questa storia dovesse mai avere un testimone, sarà sicuramente Mimmo.
È stato lui che ho chiamato quando nonna mi ha detto di non mollare. L’idea dell’autobus mi è venuta quando ci siamo incontrati. Mimmo mi ha dato appuntamento in centro, gli avevo chiesto se potevamo parlare. Il cielo era grigio come le mie speranze, avevo paura che non sarei riuscita a convincere Marco del mio amore. 
Abbiamo preso una cioccolata, seduti a un bar in Via Nazionale. Turisti con ombrelli e kiwai colorati sfilavano di fronte ai miei occhi tristi. Mimmo mi guardava silenzioso con il suo sguardo spalancato. Voleva aiutarmi, diceva, ma lui dell’amore non sapeva molto. “Anche io” gli ho detto e poi abbiamo sorriso brindando con la cioccolata. Poi Mimmo mi ha guardata e mi ha detto “se tu riesci a spiegare a mio fratello perché ti sei nascosta dietro le tue bugie, come hai fatto con me, secondo me ti perdona. Devi però crederci tu per prima. Se parti pensando di aver perso, non vinci”. Ho alzato la testa dalla cioccolata: Mimmo aveva ragione. 
In quel momento, è passato un autobus di quelli a due piani, con il sopra scoperto. E nonostante la pioggia c’erano persone sedute al secondo piano, turisti che aspettavano da una vita di vedere Roma e che non ci rinunciavano solo perché pioveva. La pioggia non ha fermato la loro determinazione. Ho preso Mimmo per la mano e gli ho chiesto di seguirmi, abbiamo raggiunto il bus e siamo saltati su.La hostess di bordo ci voleva cacciare, ma ormai io avevo negli occhi la stessa determinazione dei turisti sotto la pioggia. Abbiamo convinto lei, poi Mimmo ha pregato Marco di raggiungerlo con una scusa. 
Roma e il tour delle mie bugie erano la mia ultima possibilità.  
Ho capito che senza sincerità l’amore non può esistere. 
Volevo gridarlo a Marco, volevo gridarlo al mondo.
Quando conosci l’amore capisci che fino a quel momento non hai mai vissuto.
Io ho cominciato a vivere in questi giorni.
È per questo che non mi spaventa più dire la verità. Perché oggi so qual è la MIA verità. Stare vicino a Marco mi ha fatto capire quello che sono e quindi sono pronta a gridarlo al mondo.
Se ripenso al giorno in cui ho varcato il giardino di Casa Cesaroni, non avrei mai immaginato che la vita potesse riservarmi tali sorprese.
potuto dire tante cose, ma sicuramente non avrei risposto l'amore.
E invece trovando me stessa ho trovato anche lui, Marco, l'Amore.
Forse fino a quando non sappiamo veramente chi siamo è difficile capire quello che sentiamo.
La cosa importante adesso è spiegare a tutti quello che sento nel mio cuore. Raccontare a Marco la verità. Lui che tante volte ci è andato vicino e io che tante volte ho temuto di venire scoperta. Oggi non ho più paura. Certo, non sarà facile, ma sono sicura che lui mi capirà. Capirà che senza questa finzione io non sarei mai arrivata a NOI. E con lui anche Giulio, Lucia, Mimmo, Alice, Rudi. E poi in fondo, la mia bugia si può considerare un piccolo metodo Cesaroni, no? Forse sono sempre stata una di loro, solo che non lo sapevo…
 Più difficile sarà per Jay. Riuscirà a capirmi? Quali sono le parole giuste per dire a qualcuno che non si è più innamorati senza il rischio di ferirlo?
E poi ci sono i miei genitori. Quella sarà la parte più complicata. Con loro è sempre stato difficile. I cambiamenti  e i miei genitori non viaggiano sullo stesso binario. La mia carta vincente sarà la felicità nei miei occhi. Sono sicura che papà non potrà non accorgersi del sorriso di sua figlia. Sarà così.
Devo parlare con Marco, incontrare Jay e spiegare ai miei quello che è successo e poi finalmente sarò libera di vivere questo amore.

È proprio vero quando si è innamorati ci si sente invincibili.
Caro Marco,

non leggerai mai questa lettera. Ho cercato mille modi di dirti addio, ma la verità è che è molto più facile pensare di non averti mai conosciuto che pensare di dover fare a meno di te. ontinuo a chiedermi se tra di noi sarebbe mai nato l'amore se io fossi stata libera di essere solo Maya. Ma sono una stupida, lo so che devo smettere di sognare.
La verità è che apparteniamo a due universi paralleli, due binari che non si incontreranno mai...

Come faccio? Come faccio a scriverti queste cose? Qualcuno sa dirmi come si fa?
Se ci sono delle parole giuste o se forse è meglio tacere e andare via, scomparendo e lasciando dietro di sé il ricordo di un momento. Di attimi, meravigliosi e intensi.
“So che in fondo hai solo un po' paura e che tu non mi dimenticherai”.

L’ho ascoltata e ho pianto. Marco ma quanto hai amato? Perché non mi insegni cos’è l’amore, tu che sai cosa significa?
Le tue parole sono bellissime.
Ed è ascoltando il tuo amore che mi chiedo: io l’ho mai provato?
So che in fondo hai solo un po' paura e che tu non mi dimenticherai”.

L’ho ascoltata e ho pianto. Marco ma quanto hai amato? Perché non mi insegni cos’è l’amore, tu che sai cosa significa?
Le tue parole sono bellissime.
Ed è ascoltando il tuo amore che mi chiedo: io l’ho mai provato?
Ho mai pensato che io e Jay eravamo una “scintilla d'acqua e d'elettricità”?
Ma poi cosa si prova ad essere una scintilla? Forse assomiglia a quel brivido che mi percorre la schiena quando sono accanto a te. Ma se già questa emozione è così intensa, non riesco nemmeno ad immaginare cosa possa voler dire poggiare le mie labbra sulle tue.

“E lo so prima o poi m'incontrerai”.

Penso agli incontri. A come è stato un caso che io sia capitata nella bottiglieria di tuo padre, al primo incontro con te nel bar di Francesco, al primo scontro con te.
E se questo mio viaggio in Italia fosse destinato a te?

“Così ti cerco in mezzo ai miei pensieri e lì ti trovo e non ne esco più.”

Anche a me capita Marco. E questa cosa mi fa impazzire. Io so che dovrò tornare a casa per affrontare le mie responsabilità, ma ora che sono qui con te come dovrei comportarmi?
Mi sento così piccola e perduta. Io sogno di noi, ma cosa ne so io di te, cosa ne so se tu provi gli stessi brividi che provo io?
Mi sto illudendo. Il nostro amore non è possibile. Però te lo giuro Marco Cesaroni “Porterò i tuoi sogni ovunque andrai” e qualsiasi cosa succederà “Io, te e lui saremo ovunque andrai”.
È una promessa che voglio farmi perché comunque mi scalda il cuore.
Grazie per avermi fatto conoscere questa canzone.

Ci sarò
ci sarai
per sempre
Ci sarò,
ci sarai
per sempre.
Ci sarai, per sempre


Ho sempre pensato che il destino fosse una cosa meravigliosa. Quando Jay mi ha dato il primo bacio ho creduto che sarebbe stato per sempre. La felicità dei miei nell'annunciare il nostro fidanzamento ha fatto il resto. Il destino non si può cambiare, non può essere forzato, bisogna accettarlo. E nonostante tutti i cambiamenti che mi stanno sconvolgendo in questo ultimo periodo: il mio sì alla proposta di Jay, è stato un mio sì al destino.
Dovrei quindi forse smetterla di guardare queste foto scattate a Marco.








 Perché non sei tu il mio destino? Provo a cercare nel mio computer una canzone che possa distrarmi. Una piccola colonna sonora che mi sciolga i pensieri. Ma non ne trovo nessuna adatta. Forse perché la mia vita fino a questo momento è stata così diversa che la mia musica viaggia su altri binari. 
Chissà se nel mondo c'è una canzone che possa raccontare questo stato d'animo, qualcuno la conosce? Magari una canzone italiana che non ho mai ascoltato. Magari delle parole struggenti come quelle che Marco ha scritto per il suo amore a cui ha dovuto rinunciare.Ecco Marco io e te in questo momento siamo molto più simili di quello che si potrebbe credere. 
Entrambi costretti a rinunciare ad un amore. Il tuo per Eva vissuto con passione e finito perché nella vita si cambia, si cresce. Il mio per te mai nato perché, anche se da quando sono a Roma sono cambiata tanto, nella vita ci sono delle cose che devono restare come stabilite.
Piangere per una canzone… non mi era mai successo. Ho pianto spesso nel buio di un teatro,  davanti ad un film, se ero sola nella mia stanza, ma mai in un parco pieno di gente ascoltando una canzone che mi è entrata dentro.
Ho pianto spesso nel buio di un teatro,  davanti ad un film, se ero sola nella mia stanza, ma mai in un parco pieno di gente ascoltando una canzone che mi è entrata dentro.

Non sento più niente

E me ne andrò
Via da questi sguardi complicati
Un passo e poi
No, non ti rivedrò
E se ne andrà
L’abbraccio la mattina dentro al letto
L’elenco di ogni mio e tuo difetto
Due passi e poi
E te ne andrai
Via da questa storia di una vita
E da un amore senza via d’uscita
Ma qui non c’è più posto per te
Io non sento più niente
Il dolore pulsante
È diventato sangue e poi ricordo
Di due amanti perdenti
Mentre guardo in avanti
Incontro a nuovi occhi sorridenti
Vedrai
Non tornerò
In mezzo a quei discorsi consumati
Tre passi e poi
Mai più li sentirò
Non tornerà
La voglia di baciarti senza fiato
L’amore tra i profumi del bucato
Perduto ormai
Non tornerai
No, non ritornerai
Come fai
Quando vuoi
Se qui non c’è più posto per te
Io non sento più niente
Il dolore pulsante
È diventato sangue e poi ricordo
Di due amanti perdenti
Mentre guardo in avanti
Incontro a nuovi occhi sorridenti

Vedrai
Vedrai
Io non sento più niente
Il dolore pulsante
È diventato sangue e poi ricordo
Di due amanti perdenti
Mentre guardo in avanti
Incontro a nuovi occhi sorridenti
Io non sento più niente
Il dolore pulsante
È diventato sangue e poi ricordo
Di due amanti perdenti
Mentre guardo in avanti
Incontro a nuovi occhi sorridenti
Vedrai

Oggi ho messo in discussione la mia idea dell’amore. Ho sempre pensato di essere destinata all’amore. Ho incontrato Jay da piccola e ho sempre creduto che stare con lui fosse il mio destino. Oggi però ho sentito che quello che provo per lui è un amore senza via d’uscita, come canta Marco. Marco, quante cose mi stai insegnando. I miei occhi sorridono perché guardano te. Tutto questo vorrà dire qualcosa? Ho paura di questa risposta.
Chiudo gli occhi e ascolto ancora una volta queste parole.
Se la sveglia non avesse suonato ci saremmo baciati. È stato un sogno così reale. Le lenzuola verdi del letto di Rudi, che ho cambiato l’altro giorno, profumavano ancora di pulito. 
Stavamo scherzando. Lui mi ha seguita fino al letto, aveva un maglione nero a rombi, bruttino, cercava di prendere una foto che gli avevo rubato. Non riesco a ricordare cosa ci fosse nella fotografia di così importante. Forse era una foto compromettente? O che avevo scattato io… non mi ricordo proprio. So solamente che lui la voleva riprendere a tutti i costi. Io ero divertita… quando sto con Marco i miei occhi sorridono, li sento più luminosi.
E poi ci siamo avvicinati così tanto che ci stavamo per baciare…
Non sono mai stata così vicino a qualcuno, fatta eccezione per Jay.
Jay.
Lui è in America e io sogno di baciare Marco. Sono una persona orribile?
Perché hai deciso di partire e di andare via, Jay… se tu non fossi partito probabilmente io non avrei mai deciso di venire in Italia a stare da nonna.
E non avrei mai conosciuto Marco. E non avrei mai sorriso così.
Cosa mi sta succedendo, non ho mai provato niente di simile. Cosa c’entra questa inquietudine con l’amore?
Io e Jay stiamo insieme da quando siamo ragazzini e siamo sempre stati felici, non è questo l’amore? È possibile che l’amore faccia anche soffrire?
Mi scoppia la testa.
Non riesco più a capire se i miei sogni sono incubi o se quello che ho pensato fosse un sogno fino ad oggi, in realtà, non è mai stato tale.
Ecco, quando inizio con questi giri di parole va a finire che mi incarto. Se fossi a casa mia andrei a fare una cavalcata con Mirò… forse potrei uscire in sella alla bicicletta di Mimmo e provare le stesse sensazioni!Sì prendere una boccata d’aria potrebbe farmi bene. Passeggiare sul Lungotevere e fare qualche foto. Dimenticare il sogno, cercare di non pensare a Marco. Guardare il tramonto rosa di Roma. Respirare.
Chi sa dare un nome a tutte queste sensazioni?








Avere paura di perderer qualcosa che ti sta veramente a cuore è una sensazione bruttissima. Mentre facevo la valigia per andare via da casa Cesaroni ho capito che mi sto affezionando a questa famiglia più di quello che avrei creduto. 
Se nonna avesse detto la verità, adesso non sarei qui, in questo giardino, ad osservare quei nani e a ripensare che ho vissuto più momenti felici in questo ultimo periodo che in tutta la mia vita.
La verità.
Mi spaventa e mi tormenta. Cosa succederà quando i Cesaroni scopriranno chi sono? Come reagirà Marco quando capirà che gli ho mentito?



"non sono quella che credete", "sono una principessa, ma in realtà vorrei essere semplicemente Maya". Ma come reagirebbero? 
A parte la delusione iniziale per essere stati ingannati, la cosa che più mi ferirebbe è che cambierebbero atteggiamento nei miei confronti.
La loro spontaneità, la loro semplicità crollerebbe. Non avrebbero più motivo di tenermi qui e soprattutto inizierebbero a guardarmi con occhi diversi.
Questa è la cosa che mi ferirebbe di più. Come lo sguardo di Marco l'altra sera, quando nonna è arrivata qui.
Ho scelto di fare questa esperienza proprio perché volevo che le persone mi vedessero per quello che sono, non per quello che rappresento.
Ho lottato per conquistare la fiducia di Marco, stirato mille camicie prima di averne una senza pieghe e confessare a tutti chi sono servirebbe solo a cancellare con una secchiata di acqua gelata tutte le emozioni di questo ultimo periodo.
Dire la verità mi toglierebbe un peso, ma mi priverebbe anche di questa famiglia.
Anche se è difficile vivere così, forse pensare che non potrò farlo per sempre, che, come ha detto nonna, "questa parentesi come si è aperta si chiuderà", mi convince che continuare a recitare questa bugia sia la mia unica possibilità.
Qual è la cosa giusta da fare? 


Potrei intitolare l'album: Momenti di felicità. Perché è così che sono stati i giorni da quando sono arrivata in casa Cesaroni. Stavo riguardando le foto scattate in questo periodo…  Sono foto vere, vive, importanti. Io qui mi sono sentita veramente a casa. 
Rudi, Alice, Mimmo mi trattano come se mi conoscessero da sempre. Giulio ha mantenuto la promessa fatta il primo giorno: "potresti essere mia figlia" e così è stato. E Marco? Beh, con Marco è stata più dura, ma da quando è stata qui Marta il nostro rapporto è migliorato.
c'è per lui. Vederli insieme mi ha insegnato tanto.
Quando ho deciso di fare questo viaggio in Italia ho pensato che sarei voluta partire per dimostrare a tutti che ce l'avrei fatta da sola. Ho lottato per questo. Ma a casa Cesaroni ho capito che essere uniti a qualcuno, beh, quella è la vera forza.
Una volta ho letto questa frase "non si può stare insieme a qualcuno se non si esiste da soli". Io credo che sto cominciando ad esistere e questo grazie anche al calore di questa famiglia.
Vi è mai capitato di avere talmente paura di perdere dei momenti importanti che vorreste proteggerli all'infinito?
Oggi mi è capitato con queste foto, le ho riversate sul computer, ma nonostante questo non ho avuto il coraggio di cancellarle dalla mia macchinetta fotografica. Credo che saranno lì per sempre. Le voglio riguardare ogni volta che sono un po' giù. Per darmi la forza di risalire.
Colori. Questo è quello che più mi colpisce di questa città. Il sole di Roma rende tutti i colori brillanti e ti fa venire il sorriso.
Sono stata con Marco e Marta a Portaportese, questo grande mercato che si tiene la domenica vicino Trastevere. Abbiamo preso il 716 per andarci e poi abbiamo seguito il flusso di gente. Marta rideva, era felicissima. E il mercato era il paradiso dei colori e degli odori.
È la prima volta che visito un mercato… oddio forse un mercato non si visita, non è mica un museo? Per me è stato come un tour delle meraviglie.

Per me è stato come un tour delle meraviglie.
C'era un signore che spiegava come tagliare la verdura con delle strane forbici, una signora con un vestito rosso che faceva una dimostrazione con una spugnetta che puliva tutto benissimo, dei camioncini che vendevano dei maiali interi tutti abbrustoliti e poi tante bancarelle con quei bottoni gialli che ho mangiato a casa Cesaroni. Marco le chiama fusaglie, il signore del banchetto che ce li ha venduti, li ha chiamati lupini… io so solo che sono squisiti! A Marta abbiamo preso uno zucchero a velo gigante e tutto rosa e alla fine aveva le guance tutte appiccicose e Marco le dava dei bacetti per pulirla dallo zucchero. Marco quando è con lei torna bambino.
Sì, eravamo tre bambini a spasso per la città.
È bello vedere che ce l'ha fatta con sua figlia… si capisce che è un papà meraviglioso e anche se Marta è lontana lui saprà darle tutto il suo amore. Spero che un giorno torneranno a stare vicini.
Mentre li guardavo mi è venuta un po' nostalgia di casa, di mamma di papà. Mi piacerebbe poter avere con loro la spontaneità che Marta ha con Marco.
Più passano i giorni a casa Cesaroni, più mi rendo conto che ci sono sensazioni che non ho mai provato. La vita ti meraviglia. Continuamente. 
 È la sesta alba di seguito che vedo… Non so perché ma sono giorni che mi sveglio alle cinque e mezza in punto, neanche fossi un orologio a cucu. Non c'è niente che riesca a farmi   riaddormentare e così mi affaccio dalla finestra della mansarda di casa Cesaroni e aspetto di vedere il sole alto dietro la ferrovia.
L'alba a Roma è rosa: è bellissimo vedere la città che si sveglia e si colora piano, piano di tutte le sue sfumature. 
Ogni giorno  intorno alle sei e dieci, un signore con il suo cagnolino passa puntuale sotto la finestra. È sempre vestito allo stesso modo e si muove lentamente, quasi con fatica. Sembra triste, pensieroso, anche se è difficile cogliere la sua espressione dall'alto. Forse anche lui, come me non riesce a dormire. Penso a Jay, lontano. Penso che dove è lui, a quest'ora hanno appena finito di cenare e forse sarebbe disponibile per una chiacchierata in chat. Ma poi non ho voglia di aprire il computer, sentire il suono di avvio e interrompere così il silenzio di casa Cesaroni. O forse, la verità e che non saprei cosa dirgli. Se lui mi chiedesse come mai sei già sveglia, cosa dovrei rispondere? Che l'ultima volta che sono riuscita a dormire è stato sulle ginocchia di Marco Cesaroni in una stazione sperduta dell'Italia?Io e Jay ci conosciamo da sempre, siamo cresciuti insieme, è la persona che mi conosce meglio… ma non credo che questa volta potrebbe capirmi. Come può farlo se neanche io mi capisco più? Forse avrei dovuto dirgli della mia scelta di lasciare il corso e trasferirmi qui. Ci ho pensato tante volte, ma poi ho avuto paura. Paura che potesse giudicarmi. Anche se ci amiamo, siamo troppo diversi e più lui è lontano, più me ne rendo conto. Cosa mi sta succedendo? Mi piacerebbe avere qualcuno con cui confidarmi. Qualcuno in grado di sostenermi, consigliarmi, rassicurarmi.
Mi sento come se mi avessero agitata tutta e i mie sentimenti si fossero mischiati. Mentre guardo la gente che esce insonnolita per andare a lavoro mi chiedo: che cos'è l'amicizia? Che cos'è l'amore? Era gelosia quella che ho provato quando ho trovato il reggiseno nella tasca dei jeans di Marco o semplice fastidio per un comportamento che non concepisco?
Vorrei avere una risposta a tutti i mie perché, per poter dormire qualche ora in più, per poter guardare Marco negli occhi senza agitazione e poter parlare con Jay, serena e felice di raccontargli quello che mi sta succedendo.
A volte mi sento come un uccellino uscito dalla gabbia che si trova a volare nell'infinità del cielo.Meravigliosamente bello, meravigliosamente spaventoso.Non è facile imparare a volare con le proprie ali, non ti puoi distrarre, non fai in tempo a goderti l'ebbrezza del vento che rischi di cadere.
pensieri si annebbiano e non riesci più a distinguere la realtà. Se non fosse stato per Marco non so cosa sarebbe successo...è stato bravo:  una storia per farmi calmare... "la rana e il cacciavite". Deve essere una persona migliore di quello che vuole far credere. I suoi occhi profondi e il suo sguardo dolce e malinconico mi mettono a disagio. Ha una sensibilità che non riesco ancora a capire fino in fondo. Con lui è più difficile che con tutti gli altri, è come se questa continua guerra che c'è tra noi mi mettesse costantemente alla prova. A volte quando incrocio il suo sguardo, vorrei rinunciare e tornare nella mia gabbia dorata, tra i miei affetti lontani, dove tante domande non me le ero mai fatte. Ma quali emozioni si possono provare dentro una gabbia? Forse anche lì dopo un po' i pensieri si annebbiano e non si riesce più a distinguere la realtà.  
Sono stati dei giorni incredibili, talmente intensi che è difficile districarmi in questo turbinio di emozioni. Sono felice come non lo sono da molto… non pensavo si potesse sorridere per un caffé buono (finalmente!!!)  preparato con le mie mani!
Non riesco ancora ad abituarmi all’idea di questa pazza avventura. Ho sempre inventato storie, ma non avevo mai fatto delle mie storie una alternativa di vita. Maya Smith, suona bene, forse meglio di Maya d’Oil Aldemburger, figlia di un minatore e di una italiana, conosciuti chissà dove. “Smith come la pistola!” Che simpatico Giulio e anche i suoi figli (eccetto Marco, si intende) sono meravigliosi… è stato il destino a farmi entrare nel suo locale. Avevo deciso di perdermi nella città, nonna mi sapeva al corso e io dalla scuola di fotografia ho preso il primo autobus che è passato. Se non fosse stato per quella signora anziana con le buste più pesanti di lei non sarei mai scesa alla Garbatella!
è stato il destino a farmi entrare nel suo locale. Avevo deciso di perdermi nella città, nonna mi sapeva al corso e io dalla scuola di fotografia ho preso il primo autobus che è passato. Se non fosse stato per quella signora anziana con le buste più pesanti di lei non sarei mai scesa alla Garbatella!
La mia vacanza romana è partita dalla consapevolezza che voglio dimostrare a me stessa chi sono nel momento in cui ho deciso di accettare il lavoro a casa Cesaroni. Se un giorno dovrò salire al trono non posso farlo pensando di essere quello che gli altri hanno voluto farmi credere. Ecco perché questa esperienza per me è tutto. E  non permetterò a nessuno di rovinarla a costo di fare i salti mortali per far credere a nonna che sto seguendo un corso di fotografia fuori Roma, a costo di qualche piccola bugia alla famiglia Cesaroni che è così genuina e sincera e soprattutto a costo di  difendere il mio posto dai dispetti di Marco, che preferisce sfogarsi sugli altri al posto di affrontare se stesso. Il suo dolore non giustifica il suo comportamento scorretto nei mie confronti. A differenza di Alice, Rudi e Mimmo continua a trattarmi come un’estranea, un’intrusa, a guardarmi con diffidenza e sospetto… È l’unica nota negativa di questa avventura. È come una macchiolina su un bellissimo vestito di seta, dovrei ignorarla eppure non ci riesco perché il mio pensiero va sempre lì, a quel unico neo. Non lo sopporto!
Camminavo ieri per Roma. Non credo esistano altri posti così al mondo. Tu cammini e senti di appartenere alla storia… e così cerchi di immaginare tutte le persone che hanno percorso quella strada prima di te, cosa hanno fatto, forse in quel angolo qualcuno si è incontrato per la prima volta, chissà quanti baci sono stati dati in quel punto... Se chiudi gli occhi puoi immaginarti milioni di storie.  È per questo che ho deciso di scattare queste foto.
Volevo raccontare delle pietre che avessero una storia. Perché le storie sono ovunque e quelle pietre ne sono la prova.
Spero che il mio lavoro sia apprezzato al corso e, soprattutto, spero di passare le selezioni. Mi hanno detto che accedere a questa scuola di fotografia è difficilissimo… è molto ambita: la migliore (papà non mi avrebbe mai permesso di frequentarne una diversa!) e al meeting day mi sono resa conto che tutti i ragazzi hanno più esperienza di me. Tutti parlavano di precedenti lavori e  sembravano essersi occupati di fotografia da sempre. Mi sono sentita un pesce fuor d'acqua. Per me la fotografia è una novità, il mio nuovo punto di vista, la mia strada per cominciare a vedere il mondo con una nuova "ottica".
E anche questa è fatta! Questi primi giorni a Roma si preannunciano più faticosi della feste di Stato a palazzo! Capisco che nonna vuole fare bella figura… ma perché deve farlo sulla mia pelle? Dicono che ci si abitua ai flash, alle domande e ai riflettori, io in ventun'anni non mi sono ancora abituata. Cerco di rimanere tranquilla e sorridente, di dare risposte sincere,  ma è davvero difficile dare la risposta giusta al momento giusto… è una sorta di roulette russa! E anche questa è fatta! Questi primi giorni a Roma si preannunciano più faticosi della feste di Stato a palazzo! Capisco che nonna vuole fare bella figura… ma perché deve farlo sulla mia pelle? Dicono che ci si abitua ai flash, alle domande e ai riflettori, io in ventuno anni non mi sono ancora abituata. Cerco di rimanere tranquilla e sorridente, di dare risposte sincere, ma è davvero difficile dare la risposta giusta al momento giusto… è una sorta di roulette russa! Ti verrà in mente proprio quello che vorresti dire? A volte sì, a volte no. In un’intervista hai pochissimi secondi per dare una risposta che sia coerente, vera, intelligente, sensata… difficilissimo!
Mi hanno chiesto cosa mi sarebbe mancato del mio paese e mentre rispondevo "i miei genitori", nella mia testa sono comparse le nuvole: perché non ho detto che mi sarebbero mancate le nuvole? Paura di non essere capita? Abitudine a dare la risposta che i giornalisti si aspettano, come mi ha sempre insegnato papà… ? E poi sì, anche mamma e papà mi mancheranno quindi mi chiedo: esiste una risposta giusta?
Una cosa mi ha sorpreso dei giornalisti italiani: sono davvero insistenti, non demordono, si capisce che sono curiosi e in cerca di scoop. Le domande sull'amore sono state molto imbarazzanti e poi quella sulle bugie: ma si può chiedere ad una persona "dicono che lei sia bugiarda"? Io non mi permetterei mai.
Spero che in questa intervista venga fuori un po' di me, che non si capisca troppo il mio imbarazzo e soprattutto che questa sia l'ultima intervista ufficiale, almeno per un po'.
Dove sono i miei pantaloncini e la mia canottierina a costine?
 l’aereo che si stacca da terra, il groppo in gola che ti fa venire il fiato corto e quella incredibile sensazione che è fatta: stai davvero partendo.


Possono delle nuvole andare in fumo? La risposta è sì, se vieni distolto perché ti viene messo sul piccolo tavolino dell'aereo il seguente programma:
ore 16.03 arrivo a Fiumicino
ore 16. 30 un’auto ci attende fuori dall’aeroporto (i bagagli viaggeranno con un’altra vettura)
ore 17.15 la suite del De Russie è a mia disposizione per un saluto informale a Lady Victoria (mia nonna) e per il cambio d’abito
0re 18.00 cocktail di benvenuto in mio onore con la partecipazione dell’ambasciatore si Svezia anche lui di passaggio a Roma con la famiglia + incontro con i giornalisti
Per la serata Ingrid aspetta ancora disposizioni da parte di Lady Victoria.
Ecco l’ombra della mia vita che continua ad inseguirmi… “Maya, fai un bel respiro e pensa che le cerimonie sono normali appena si arriva in un nuovo Paese. Aspetta qualche giorni e gli eventi mondani si dimenticheranno di te, allora sì che potrai iniziare a camminare sulle nuvole!”

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